Tav. L’ala politicizzata della Procura torinese rinnova le aggressioni alla Val Susa

L’ha scritto pochi giorni fa Ugo Mattei senza giri di parole: “Da anni il cosiddetto ‘partito Si Tav’ annovera pezzi della procura della Repubblica di Torino fra i suoi principali organi politici“. E malgrado le tante “sconfitte” a giudizio e/o in Cassazione, l’ala estremista di quella procura continua a colpire con una violenza inversamente proporzionale a quella che si addebita ai valsusini e ai No Tav in generale. Pensionato Caselli, promotore di quel team politicizzato in sintonia con l’accanimento del suo partito, pensionato il Rinaudo di estrema destra nel suo ruolo ideale di castigatore delle lotte sociali, esiliato e in attesa di giudizio Padalino per traffici oscuri, i/le superstiti non mollano, facilitati/e dal sostegno di tutte le forze politiche e imprenditoriali al progetto Torino-Lione.

Con i provvedimenti di oggi vanno a colpire, probabilmente a casaccio, quel vasto corpo giovane e militante che si prende carico dell’assedio al cantiere. Devono aver pensato di dare un colpo definitivo a un Movimento ancora frastornato dal tradimento dei 5Stelle ma pur sempre vivo, vegeto e scalciante, quale si è visto l’8 dicembre, intento a rielaborare la propria azione politica, a pensare a nuove forme di lotta, a integrare una nuova componente giovane, a coinvolgere le nuove forze ambientaliste, quelle corteggiate dai peggiori devastatori fintantochè non formulino obiettivi e non indichino chiare controparti.

Tutto in tandem con una Digos che non ha mai abdicato al ruolo di guardia pretoriana dei poteri della città. Vedi Primo Maggio. Leggi il resto dell’articolo

Crisi di governo. Fallito l’esperimento M5S, per i movimenti si apre una nuova difficile fase.

Finito male il disastroso esperimento Cinque Stelle, per No Tav e le tante lotte ambientali e sociali urgono riflessioni, nuove strategie e nuove forme di lotta.

di Fabrizio Salmoni

Be’, è andata come doveva andare, anzi per il M5S anche un po’ peggio perchè sono persino riusciti a farsi scippare l’iniziativa della crisi di governo. Cosa che avrebbero dovuto fare loro già da tempo, almeno da quando, dopo le europee, Salvini ha cominciato a batterli come tamburi.

A nessun protagonista delle lotte sociali in questo Paese credo interessi il balletto istituzionale, i tempi della crisi e le eventuali soluzioni perchè qualunque sia lo sbocco della situazione non andrà a vantaggio dei movimenti sul territorio dopo la Caporetto dei 5S. Un danno enorme per chiunque voglia in futuro raccoglierne il testimone perchè è andata distrutta la credibilità di un programma, seppur prudente, di alternativa al modello di sviluppo corrente.

Era scritto che questo governo dovesse cadere sul Tav. Lo sapevano anche loro, non per niente si è cercato di posporre all’estremo ogni decisione. Ma era inevitabile, non solo perchè la Torino-Digione (questa è ormai, per decisione francese) è la più grande truffa mai perpetrata ai danni delle tasche degli italiani ma perchè soprattutto, proprio per sua natura, è il simbolo del sistema di potere dei partiti, delle lobby finanziarie, delle corporazioni, degli industriali pezzenti che chiedono alla politica linfa vitale e soldi pubblici per poter continuare a chiamarsi imprenditori. Leggi il resto dell’articolo

Il Pd ha paura e chiama la questura

L’arroganza degli apparati sindacali per cui il Primo Maggio è solo cosa loro. Un Pd ai minimi termini che sfila (ancora una volta) con Fratelli d’Italia e Forza Italia. Una giornata di festa dei lavoratori macchiata ancora una volta dai soliti violenti (quelli in divisa).

di Fabrizio Salmoni

La tregua è durata solo un anno. L’anno scorso, 2018, la questura si era tenuta alla larga dal Primo maggio a seguito di appello della sindaca di lasciare sfilare lo spezzone sociale. E tutto era filato liscio e tranquillo, a prova dell’identità dei responsabili delle violenze degli anni precedenti.

Oggi siamo tornati indietro, la sindaca non si è ripetuta, anzi ha fatto il pesce in barile di fronte ai ripetuti tentativi di chiedere il suo intervento, ha simulato meraviglia poi non ha trovato di meglio che fare proprio lo slogan di Pd e sindacati “Oggi si parla di lavoro e non di Tav” come se il Tav non c’entrasse niente con la qualità e i numeri del lavoro. Del resto c’è poco da stupirsi: è una sindaca che ha fatto qualche compitino No Tav di malavoglia e solo perchè pressata dalla sua stessa maggioranza che infatti oggi sfilava con i No Tav e l’ha lasciata sola con Chiamparino e tutta la banda del Tav, cioè la destra. Infatti, nell’allegra compagnia, come ormai consuetudine, c’era Agostino Ghiglia, postfascista ex AN ora Fratello d’Italia (“Vengo perchè il Primo Maggio non è più una festa comunista“), Giachino ex Forza Italia oggi lista civica per il Tav, Alberto Cirio candidato Forza Italia: una volta acquisite è difficile poi scrollarsi di dosso le cattive compagnie. Sembra che le sezioni dell’Anpi in prima fila, quelle a firma Pd, non avesser nulla da dire. Altre sezioni Anpi sfilavano con i No Tav. Leggi il resto dell’articolo

Si Tav. Flashflop del flashmob di Pd e madamine

Meno di trecento persone tra apparato Pd, anziani borghesi e personaggi della politica. Trenini e slogan. Lega non visibile.

di Fabrizio Salmoni

Che sia stata la presa di posizione di Conte contro la Torino-Lione a far crollare il morale delle masse Si Tav o una più generale stanchezza di una massa di manovra poco avvezza a proteste di piazza reiterate, sta di fatto che il flash mob convocato ieri sui social dal Pd è stato piuttosto un flash flop: meno di trecento persone intorno al monumento di piazza Carignano e una specie di picchetto davanti al portone del Palazzo guidato col megafono da una delle madamine. Lo stratagemma banale di convocarsi in mezzo alla folla dello shopping del sabato per sembrare di più funziona poco perchè il passeggio fluisce ininterrotto tra il Palazzo e il monumento senza mostrare particolare interesse mentre altra gente sta in attesa di entrare al teatro. Qualche cartello, qualche bandiera assortita, ma non vedo segni evidenti di presenza di Lega, Fratelli d’Italia e fratelli fascisti (Casa Pound, Fuan, Forza Nuova) dei primi appuntamenti.

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Movimento No Tav. “Chiudere il cantiere e via i militari!”

   

Il punto della situazione in conferenza stampa Tutti i temi attuali: governo, prefetti, Foietta, Francia. Si annuncia una manifestazione nazionale a Roma il 23 marzo. Il video della conferenza stampa.

di Fabrizio Salmoni

E’ la prima e più forte richiesta del Movimento al governo esposta in conferenza stampa questa mattina nella sede di Pro Natura. L’analisi costi e benefici conferma quanto diciamo da più di venti anni: il tav è inutile, è uno spreco di soldi pubblici. Gli italiani dovranno essere grati alla Val Susa se quest’opera verrà fermata“.

La situazione politica contingente è tale da permettere solo un moderato ottimismo sul futuro della vicenda Tav anche perchè, ribadiscono, la fiducia in questo governo è al minimo visto come sono stati liquidati Tap e Terzo Valico. “Questo è un governo meno ostile di tutti quelli che l’hanno preceduto” dice Alberto Perinoma teniamo alta la guardia nel caso venisse comodo lasciar cadere il governo per far posto ad un altro, di destra e di nuovo asservito alle lobby industriali e agli interessi clientelari dei partiti. Tutta questa esitazione puzza. Si sbaracchi il cantiere e finiamola con questa brutta storia! Se no, sappiano che ci troveranno di fronte per altri venti anni!”.

Per ribadire e rinforzare il concetto i No Tav stanno preparando insieme a tutti i protagonisti delle lotte sociali nel Paese una grande manifestazione a Roma per il 23 Marzo contro tutte le grandi opere imposte. Lo annuncia Lele Rizzo che aggiunge la battuta sarcastica per il Commissario di governo Foietta, da oggi decaduto dalla carica (non senza spargere gli ultimi veleni): “E’ l’unico posto di lavoro perduto per cui non ci rammarichiamo“. E il benservito è dato. “Ora vogliamo che tocchi la stessa sorte a Virano“. Leggi il resto dell’articolo

Tav, la chiave di tutti gli inganni

   

Lo scontro sul Tav rivela la natura del sistema: capitalismo parassitario, clientelismo, informazione malata, corruzione. Gli industriali e le corporazioni puntano alla caduta del governo, a far fallire l’esperimento Cinque Stelle prima che si decida la sospensione dell’opera.

di Fabrizio Salmoni

I valsusini l’hanno sempre detto: il Tav non è un problema della Val Susa, sul Tav si giocano i governi e il sistema stesso delle grandi opere e mai come oggi l’Italia può rendersene conto.

Perchè Tav vuol dire linfa vitale per un capitalismo parassitario che non vive di innovazione, investimenti e competizione ma di grandi commesse pubbliche, vuol dire alimento per flussi enormi di tangenti e fondi neri, vuol dire foraggiamento permanente del sistema clientelare dei vecchi partiti, vuol dire soffocamento della democrazia nelle aree direttamente interessate con l’imposizione di leggi-obiettivo e militarizzazione in caso di dissenso, con l’adozione di ogni mezzo e trucco (vedi falsi Osservatori “tecnici”, vedi entità-fantoccio come le madamine) per nascondere i veri interessi e la natura perversa del sistema.

Nell’attuale fase dello scontro sulla Torino-Lione, più ancora che su Tap, Terzo Valico o altre opere, c’è in gioco la sopravvivenza di tutto quello. Leggi il resto dell’articolo

Dopo l’8 Dicembre. Butta male!

Dopo Ilva, Muos e Tap ora il governo sdogana il Terzo Valico. Sulla Torino-Lione il M5S si gioca definitivamente la sopravvivenza ma la Lega pensa alla crisi di governo per impedire una decisione favorevole al blocco. A conferma che il Tav è il nodo politico principale del cambiamento.

di Fabrizio Salmoni

Nessuno poteva pensare che la grande manifestazione No Tav di sabato 8 avrebbe chiuso la storia. Anzi, con il via libera al Terzo Valico le prospettive si fanno fosche insieme all’orizzonte del governo. Grande è lo sconcerto per il nuovo voltafaccia dopo Ilva, Muos e Tap quanto ridicole le motivazioni di Toninelli (ma a che serviva l’analisi costi/benefici se poi la decisione è incoerente?).

Il M5S si sta suicidando politicamente e viaggia verso la dissoluzione qualora le decisioni sulla Torino-Lione andassero nella stessa direzione.

Una vicenda, quella dei 5S,   che si nutre di una gestione fallimentare proprio sui punti qualificati del programma e prima ancora nel campo della trasparenza, valore fondante del Movimento: in tutti questi mesi i 5S si sono chiusi nelle loro stanze romane negandosi a chiunque chiedesse loro conto o notizie sull’andamento delle valutazioni. Anzi, imponendo d’autorità il silenzio, come ci raccontano alcuni consiglieri piemontesi. Brutti segni di timore, di insicurezza, di debolezza verso un partner di governo più debole di loro in partenza, ma che li sovrasta per irruenza, preparazione, prepotenza, comunicazione. Leggi il resto dell’articolo

Dopo la manifestazione Si Tav. Altri elementi di riflessione

E’ chiaro che i promotori della protesta di piazza castello si ripropongono di far cadere giunta Appendino e governo prima che fermino il Tav. E allora che fare?

di Fabrizio Salmoni

A seguire sui quotidiani l’evoluzione della situazione politica creatasi a Torino sul tema Tav risulta chiara la strategia delle forze che hanno promosso e sponsorizzato la manifestazione del 10 novembre: far cadere la giunta Appendino in primis, logorare il M5S e, alla media distanza, far cadere il governo (possibilmente prima che blocchi il Tav e altre Opere) per poi annientare e definitivamente cancellare l’esperienza Cinque Stelle, la componente governativa che più si caratterizza come potenziale “forza di cambiamento”.

Dai salotti tv a tutti i giornaloni, l’attacco al M5S è concentrico mentre la Lega e Salvini sono “raccontati” ampiamente con evidente indulgenza. Non c’è da stupirsi: per l’establishment e per i rimasugli dei vecchi partiti, ma soprattutto per i poteri orfani di rappresentanza e di incidenza, oggi la Lega è la scialuppa a cui aggrapparsi. Tutti si appellano alla Lega per fermare o edulcorare i provvedimenti di legge che la faticosa coalizione di governo già deve annacquare, delegittimandone i promotori. Cosi a Roma come a Torino, dove la Lega locale sta con i promotori della manifestazione e si prepara ad incassare l’appoggio dei poteri forti, grazie al peso acquisito sul piano nazionale, per la scadenza delle elezioni di primavera. E’ la prospettiva più inquietante: quando si saldano gli interessi dei grandi imprenditori e delle categorie corporative con quelli di un partito che gestisce gli umori più retrivi della piazza, il pericolo di una svolta MOLTO autoritaria diventa reale. Come nel 1920, come nel Cile del 1973. Leggi il resto dell’articolo

L’Ondina Si Tav è la maggioranza silenziosa di sempre

Mezzo flop della manifestazione pro Tav. Ma il peggio non sono i numeri, è la qualità di quella folla.

di Fabrizio Salmoni

Giornata campale per le forze del Tav. Dopo due settimane di una campagna mediatica senza precedenti negli ultimi quarant’anni, i promotori davano i numeri già prima dell’oggi fatidico: la seconda “marcia dei quarantamila”, 100.000 adesioni sui due appelli postati in rete, quello delle “sette bellezze” sedicenti apartitiche e quello dell’ex Forza Italia Giachino (quello che vaneggia di Via della Seta...), attese almeno 40.000 persone, no: 50.000, e via sognando a occhi aperti. Si elencavano le adesioni: naturalmente tutte le sigle degli industriali, i partiti sconfitti alle elezioni (più la Lega) le corporazioni cittadine, il sindacatino trilaterale degli edili, l’ordine degli architetti contestato da dentro e da fuori per la scelta pro Tav, e poco d’altro. Niente Università, niente Cgil-Fiom, niente Ordine degli Ingegneri, niente tanti altri.

Siamo andati a vedere e l’Onda si è rivelata nel suo bluff, un bluff che continua sulle pagine web de La Stampa con numeri prevedibilmente falsi (30.000) e titoli trionfali. State tranquilli, non è cosi. Quella mezza piazza piena è stata da sempre omologata per 5/6000 persone. C’era poi un ricambio continuo dalle tre vie principali, molti sembravano arrivare, fermarsi dieci minuti (c’era un pessimo audio, incomprensibile se non si andava sotto il palco) e continuare la passeggiata per una valutazione di altri 2/3000 per un’ora di manifestazione (da non confondere con il pubblico sgranocchiante di Cioccolatò che debordava sulla piazza). Un totale approssimativo quindi di meno di 10.000 persone. Si può definire un mezzo flop? Vedete voi. Leggi il resto dell’articolo

Tav. Fermare la restaurazione dei potenti per fermare l’Opera

Furibonda campagna di Stampa e Repubblica per scatenare il più grande scontro sociale dall’occupazione della Fiat del 1980. Ora bisogna lavorare perchè l’esito sia diverso.

di Fabrizio Salmoni

Chi non l’aveva capito, forse ora potrà capire: il Tav è la madre di tutte le battaglie. Perchè è il simbolo a cui si aggrappa una classe dirigente in via di estinzione, perchè è il simbolo di un modello di sviluppo per un capitalismo straccione che non investe di suo ma vive di soldi pubblici elargiti da partiti complici, perchè   nelle modalità in cui è stato concepito e imposto (project financing e militarizzazione) è la negazione della democrazia partecipata, e infine perchè è la più grande truffa ordita contro i portafogli di TUTTI gli italiani (un’opera che sarà comunque sempre in perdita per le spese enormi di una manutenzione infinita). Per non parlare della devastazione ambientale e dei costi sociali che si prospetterebbero.

Sulla Torino-Lione, dopo l’approvazione in consiglio comunale dell’OdG che chiede al governo di fermarla, si stanno ammassando truppe per scatenare il più grande scontro sociale dopo l’occupazione della Fiat del 1980. E sarà bene non farlo finire allo stesso modo. Leggi il resto dell’articolo