Una polarizzazione politica senza precedenti, un Presidente che non vorrebbe concedere l’eventuale sconfitta, milizie contrapposte, un sistema legale che potrebbe non reggere le controversie sulla validità delle elezioni. Uno scenario imprevedibile.
di Fabrizio Salmoni
E’ la domanda che alcuni osservatori hanno cominciato a farsi analizzando i segnali che provengono dal corpo sociale e dai comportamenti di Trump. E’ indubbia l’estrema polarizzazione politica che sta dividendo la Nazione, già viva e ribollente sotto la superficie da prima delle elezioni del 2016, ma che si è acutizzata negli ultimi quattro anni per l’azione di un Presidente dimostratosi capace di suscitare sentimenti estremi, più abile a dividere che a unire il Paese, più preoccupato di confermarsi al Potere e di assicurarsi l’appoggio del grande capitale che di migliorare welfare e potere d’acquisto dei cittadini più poveri a costo anche di ridurre quelli della classe media. Abbiamo visto del cinismo incosciente nel suo evocare, distorcendoli, i valori positivi dell’individualismo in chiave antisociale, e volgerli contro i suoi stessi elettori, contro le minoranze affamate di riconoscimento e diritti civili, contro la cultura inclusiva, insomma contro l’anima “progressista” della nazione (https://mavericknews.wordpress.com/2016/10/04/non-ce-crisi-in-paradiso-paradossi-e-identita-di-classe-nellamerica-di-obama-e-di-trump/#more-1214). Col risultato di fare riemergere alla superficie radicalità contrapposte (le razze), sensibilità reali (casta e establishment) mal direzionate, mistificate (addirittura il socialismo, se non il comunismo!), per un’America ignorante, incattivita dalla crisi e dalla pandemia, pronta a richiudersi in se stessa, a cercare i propri nemici dentro e fuori, in un’identità anacronistica da razza padrona che si sente da più parti minacciata.
La campagna presidenziale ha ulteriormente abbassato il livello del confronto politico e aumentato la polarizzazione. Dagli scontri sui temi razziali sono emerse le milizie armate su entrambi i fronti, solo nelle ultime settimane sono aumentate le vendite di armi (5 milioni di americani in più ne hanno comprate); dalla critica alla casta “progressista” e radical chic è apparso il complottismo virtuale di QAnon che attribuisce a Trump il compito messianico di liberare l’America dal Deep State (che è sempre esistito ma il cui potere occulto viene attribuito ai Democratici). Un calderone di tensioni vere o fittizie che il Presidente non tenta neanche di sopire avendo scelto la strada dello scontro sociale piuttosto che lo scorno di perdere. Anzi, le attizza, con le manovre per delegittimare il voto postale, con la nomina dell’ultraconservatrice Barrett alla Corte Suprema che ne spariglia gli equilibri, con il ricatto appena esplicito di non riconoscere la sua eventuale sconfitta elettorale, con la politica dell’appoggio alla polizia e gli appelli a Legge e Ordine, con gli appelli alle milizie di “stare indietro ma stare pronti“. Dal fronte opposto si risponde senza mezzi termini come in un articolo intitolato “Prepararsi al contraccolpo qualsiasi cosa accada a Trump a Novembre” sul magazine online di sinistra Medium Daily Digest del 6 Ottobre : ” La rabbia bianca a questo punto? Massiccia. Ci stiamo già preparando da tempo a quella se Trump vince a Novembre ma la violenza se lui non ce la facesse sicuramente la eclisserebbe…Nei quattro anni passati ci siamo dedicati a prepararci e a reagire al peggio di questo Paese e al modo in cui minaccia le nostre vite. Non ci fermeremo comunque vada per Trump a Novembre o dopo“. Tutto questo porta gli osservatori a chiedersi se non si sia veramente sull’orlo di una guerra civile o di qualcosa che vi somigli.
“Liberate il Michigan!” aveva twittato in primavera Trump e i Wolverine Watchmen a decine, armati, avevano assediato il Campidoglio di Stato contro le restrizioni Covid.
Ed è di questi giorni l’arresto di otto componenti dei Wolverine per aver complottato il rapimento della Governatrice Dem del Michigan, l’esplosione della sua casa, e l’occupazione del Parlamento locale per provocare una guerra civile. Un’azione con un preoccupante precedente storico: il velleitario raid del 1859 del fanatico religioso abolizionista John Brown all’arsenale militare di Harper’s Ferry per scatenare la ribellione degli schiavi nel Sud in un’America già divisa sui problemi costituzionali che da li a due anni avrebbero portato alla guerra civile. Brown fu arrestato e impiccato insieme a diversi della sua banda per cospirazione e insurrezione armata ma divenne un simbolo per la guerra del Nord unionista.
Un mio amico neotrumpista mi aveva predetto, fin dagli ultimi anni dell’amministrazione Obama, che presto ci sarebbe stata una guerra civile e aveva cominciato a raccogliere armi. La sua casa era diventata un arsenale. Oggi mi manda messaggi criptati che non riesco a leggere perchè scompaiono dopo un’ora: me li manda senza considerare il fuso orario. E’ chiaramente “mobilitato”.
Dall’altra parte, le grandi mobilitazioni interrazziali seguite alla morte di George Floyd e le dure reazioni poliziesche che le hanno affrontate, hanno aperto la strada a organizzazioni di autodifesa delle comunità nere come la Not Fucking Around Coalition o di gruppi militanti della sinistra che hanno gestito gli scontri urbani più duri.
Del resto, un recente sondaggio del Georgetown Institute of Politics and Public Service ha rivelato che gli elettori sono convinti che si sia a tre quarti di strada verso una guerra civile e più di un terzo pensano che ci si arrivi entro cinque anni. Qual’è il fattore allarmante per questi elettori? Il fatto che nessuna delle due parti politiche sembri disposta a riconoscere il successo elettorale dell’altra.
Quanto tale evenienza è probabile in un Paese che comunque offre ancora livelli di benessere superiori a quelli di altri?
In realtà, la situazione economica non è più cosi rosea perchè dall’esplosione della pandemia milioni di posti di lavoro sono stati perduti e non si vedono i tempi di ricupero; milioni di americani hanno visto calpestato il proprio orgoglio individuale dalla nuova dipendenza da sussidi governativi per la prima volta nella loro vita facendoli sentire equiparati ai tanto disprezzati “fannulloni neri che vivono di welfare“, e più di 200.000 ad oggi sono i morti di Coronavirus. Una situazione che non ha toccato i livelli di disperazione della Grande Depressione ma che non garantisce nè che i vaccini possano arrivare a breve nè che arrivino stimoli economici fino a dopo le elezioni. Per molti americani di ogni razza, credo o colore, e più ancora per quella middle class che ha sempre goduto di un discreto benessere, le prospettive sono pessime perchè percepiscono che la loro fetta di “torta Americana” si è ristretta di molto. Sebbene le rivendicazioni del Black Lives Matter riguardino uguaglianza e giustizia sociale è difficile non vedere sottotraccia evidenti istanze di classe e una forte richiesta di riforme sociali che non tocchino quei miti culturali e identitari tanto condivisi finora collettivamente ma oggi fatti propri dalle destre patriottiche e religiose e agitati dai politici repubblicani. Anche cosi si spiega l’anatema antisocialista/comunista dei conservatori su provvedimenti sociali (come il Medicare) che somigliano più a quelli dell’Europa liberale che della Russia sovietica: marchi di infamia e di terrore epocali agitati a sproposito dalla cattiva politica ma introitati acriticamente nel subconscio americano dal XX° secolo.
Si aggiunga alla ricetta la stanchezza del sistema bloccato sui due partiti, percepito come ostacolo al rinnovamento, macchine avulse dalla realtà nelle mani delle lobby, dei miliardari, delle corporation, degli apparati occulti (il Deep State) e mediatici, delle mafie; si aggiunga la sfiducia per il sistema elettorale, vittima di manipolazioni, ostaggio del meccanismo voto popolare/voto elettorale, quello che ha già strappato la vittoria ai Dem per tre volte in sei tornate elettorali; si aggiunga infine un ulteriore fastidio per le manovre della cricca presidenziale tendenti a invalidare il voto postale, questa volta particolarmente numeroso per le restrizioni Covid alla mobilità e tradizionalmente Democratico perchè collegato alla maggiore affluenza (si prevedono 80 milioni di voti postali, più del doppio del 2016) e e diventa cosi più chiara la crisi ampia di sistema.
Senza i voti postali o con l’invalidazione di molti di essi, Trump potrebbe vincere grazie al voto elettorale, quello caldeggiato per suprema ironia da Alexander Hamilton per evitare “l’intrigo e le basse arti della popolarità“, che fraziona i risultati dei singoli Stati e assegna “i punti” elettorali.
Ma cosa potrebbe allora succedere? Forse non una guerra civile ma probabili scontri armati isolati che rafforzerebbero la repressione e un governo sempre più autoritario frutto di un disegno eversivo. Come vincitore Trump avrebbe potere legale di utilizzare la forza per sedare eventuali ribellioni.
Più difficile pensare a cosa potrebbe succedere se Trump perdesse ma non volesse “concedere” all’avversario. Non è facile pensare che un personaggio cosi ossessionato dalla necessità di vincere possa farlo. Perdere per lui non è un’opzione ma sulla possibilità potrebbe aver lavorato da mesi. Potrebbe denunciare i brogli del voto postale e convocare a Washington la sua gente per dichiarare le elezioni non valide perchè “truccate” dai Democratici. Già lo ha twittato: “…Sarebbe la fine del nostro grande Partito Repubblicano. Non possiamo lasciare che questa tragedia si abbatta sulla nazione“. La sua gente accetterebbe qualsiasi cosa lui dica. Migliaia di persone armate potrebbero creare una situazione di insorgenza molto grave.
Un sondaggio di Fox News durante la discussione sull’impeachment, indicò una percentuale del 41% di votanti registrati contrari all’impeachment. Di quelli, il 57% dissero che niente li avrebbe costretti ad accettare l’impeachment. NIENTE. Si può calcolare dunque che quel 57% corrispondente al 23% di tutti gli elettori (circa 32 milioni) siano decisi sostenitori di Trump, quasi tutti possessori di almeno un’arma.
Cosa farebbero se fossero chiamati a opporsi all’ “estrema sinistra, ai marxisti, agli anarchici, ai violenti, ai saccheggiatori” che vogliono togliere loro le armi, aprire i confini, far diventare l’America un Paese socialista, istituzionalizzare il razzismo contro i bianchi e metterli in condizione minoritaria?
Si consideri anche che qualsiasi sia l’esito delle elezioni, Trump rimarrebbe in carica e Comandante-in-Capo per la transizione fino all’inaugurazione il 20 Gennaio 2021 e tanto potrebbe accadere in quello spazio di tempo. Per esempio che il vicepresidente Pence in qualità di Presidente della Sezione Elettorale del Congresso si rifiuti di dichiarare Biden Presidente per presunti brogli.
In caso di disaccordo la legge prevede procedure per stabilire un verdetto sicuro ma in una situazione di estrema confusione, tensione, dichiarazioni di illegittimità di qualche Corte statale, potrebbe essere difficile arrivarci. La Corte Suprema ancora priva della neonominata Barrett potrebbe ritrovarsi a pari voti incapace di deliberare mentre nel caso opposto di conferma della Barrett i Democratici metterebbero in discussione la decisione favorevole a Trump. Insomma, gran pasticcio costituzionale, più complicato ancora che la questione dei diritti degli Stati che portò alle secessioni multiple nel 1861.
Allora l’esercito della Repubblica si spezzò in due e i singoli ufficiali scelsero la loro parte in base alla fedeltà alla Costituzione o al proprio Stato.
Cosa farebbe oggi l’esercito? Se le forze di polizia si schiererebbero probabilmente con Trump per il sostegno ricevuto durante i disordini razziali, la posizione delle gerarchie militari, denigrate e insultate ripetutamente da Trump (v. Bob Woodward, Paura, ed. Solferino e anche P. Rucker, Carol Leonnig, Una presidenza come nesuun’altra, Mondadori) potrebbe essere diversa e risolvere la crisi con il proprio peso restaurando gli equilibri costituzionali. O sostenere un colpo di stato con conseguenze imprevedibili o anche dividersi e aprire veramente una guerra civile che cambierebbe la storia del mondo.
Fantapolitica? Presto sapremo. (F.S. 11.10.2020)