Politica e X Files. Il progresso negato

Come si coniuga la politica agli X Files? Capendone le connessioni. Come quella tra avanzamento scientifico e potere. Un breve studio che invita ad ampliare la propria visuale sulla realtà a costo di farsi qualche problema in più.

di Fabrizio Salmoni

Ho un’auto diesel euro 5 vecchia di sette anni con una prossima prospettiva di rottamazione, un problemino comune a chissà quanti altri. La tendenza veicolata in pubblicità dalle imprese dell’automotive e dalle sirene ambientaliste sembra essere quella dei modelli “ibridi”: gas/benzina, elettricità/benzina, questi ultimi in pole. Le prime informazioni danno notizie confortanti su consumo e inquinamento ma schiudono anche scenari di qualche perplessità: sembra che ci si stia orientando a disseminare le strade o le aree di servizio di colonnine di ricarica, tipo quelle delle auto pubbliche elettriche già in uso in varie città. L’auto elettrica impone la questione dello smaltimento finale degli accumulatori. Dove si metteranno? Si aggiungeranno alla plastica nei mari e alle scorie nucleari seppellite, se va bene in qualche bunker sotterraneo, e dovranno tutte prima o poi essere spedite in orbita? Sono meglio le batterie dei carburanti biodiesel o dei motori all’idrogeno ( conosco qualcuno che si è fatto installare un po’ clandestinamente – non è omologato – un motore all’idrogeno e ne è entusiasta)?

Tutto il resto del mercato “green”, dal pellet da riscaldamento agli elettrodomestici, agli immobili, ai pannelli solari, ai materiali ecologici per le nuove case e accessori di vario tipo, è da anni prodotto e marketizzato con i suoi notevoli margini di profitto. L’energia eolica fornisce alcune quote ed è utilizzata soprattutto nel nord Europa e nei paesi anglosassoni.

Ciononostante, secondo il parere degli scienziati del clima, l’inquinamento globale sta peggiorando e si prevede un punto di crisi di non-ritorno tra 2030 e 2050.

A leggere, siamo tutti molto ambientalisti e cerchiamo di fare del nostro meglio sulle piccole cose (vedi la raccolta differenziata) sebbene la quotidianità e le comodità ci facciano sovente uscire di strada.

Ma guardiamo più lontano delle nostre contraddizioni. Se con l’auto elettrica saremo permanentemente impegnati a ricaricare le batterie con la stessa frequenza con cui facciamo rifornimento di carburante, ci sarà probabilmente un aumento dei consumi di energia e quindi di petrolio. Forse dunque inquineremo un pochino meno l’aria che respiriamo ma saremo ancora più dipendenti dalle fonti fossili. Poco cambierà per l'”ambiente e per tutti noi che continueremo a ingrassare produttori di auto e industria petrolifera. Poco o niente cambierebbe in materia di sostenibilità. Del resto Trump non ha deciso di rinnovare l’estrazione del carbone? Dove sta il progresso?

 Risulta che sia altrove. Le voci che filtrano dalla comunità scientifica “privata” o da ambienti militari d’oltreoceano raccontano di linee di frontiera della ricerca varcate da decenni e di traguardi raggiunti quasi incredibili.   L’argomento è stato toccato recentemente dall’inserto Tuttoscienze de La Stampa riferendosi a leaks (“soffiate”) da fonti del Pentagono corredate da commenti di questo tenore:”Ciò che un tempo era fantascienza ora è un solido fatto scientifico” (1). Nell’articolo si legge di 38 files ottenuti tramite FOIA (Freedom of Information Act) da un’organizzazione scientifica indipendente nei quali si parla di “wormholes e stargates” per muoversi nello spazio-tempo, di invisibilità connessa alle proprietà dell’ottica quantistica, di warp drive.

Per gli addetti ai lavori, niente da stupirsi. E’ almeno dagli anni Novanta che filtrano voci su risultati clamorosi nel campo delle energie e della propulsione applicata nel settore militare/aerospaziale, di tecnologie operative da tempo ma mantenute “classificate” ad altissimo livello.

E’ noto l’episodio che vide protagonista Ben R. Rich, un personaggio di indiscutibile peso nel mondo delle corporation, ex CEO della Skunkworks, la branch della Lockeed che realizza i progetti più top secret dell’aviazione americana (SR71 Blackbird, F117A Nighthawk, ecc.).Il 23 Marzo 1993, Rich dichiarò con una certa nonchalance nel corso di una conferenza alla Engineering Alumni Association dell’Università di California a Los Angeles: “…Abbiamo già i mezzi per viaggiare verso le stelle. ma queste tecnologie sono rinchiuse nei progetti segreti e ci vorrebbe un miracolo per farle emergere a beneficio dell’umanità. Qualsiasi cosa possiate immaginare, noi sappiamo come farlo…”(2). Nel 1993!!

In effetti, da più fonti si accenna ad applicazioni tecnologiche basate su nuovi principi della fisica in grado di produrre illimitate quantità di energia che non richiederebbero la combustione di carburanti fossili, di tecnologie che, se rivelate e utilizzate per uso civile, darebbero un impulso incalcolabile alle condizioni di vita dell’umanità.

Negli ambienti della ricerca collegata alle grandi corporazioni del comparto aerospaziale e ai programmi speciali segreti (Special Access Programs, finanziati prevalentemente con fondi neri (3)), si parla di elettrogravità (4), di Energia Punto Zero (5), addirittura di manipolazione della materia oscura ad uso viaggi interstellari.

Il ricercatore Steven Greer ha collezionato qualche centinaio di testimonianze di scienziati, tecnici, militari, funzionari governativi ( e ne ha pubblicate una settantina) (6) che confermano lo stato di avanzamento straordinario della ricerca scientifica in ambito privato, attività protette da un enorme apparato di sicurezza, da contratti che impongono la segretezza “a vita”, da numerosi livelli di clearance in nome della sicurezza nazionale, dalla parcellizzazione estrema.

Le voci in uscita da quegli ambienti sommersi raccontano di tecnologie applicate a progetti e prototipi avionici che fanno paura all’idea che possano essere confermati. Come il sistema di propulsione basato sul principio dell’”Antimateria Contenuta al Plasma Energizzato” il cui sistema di guida a impulsi può spingere un velivolo fino al 75 per cento della velocità della luce (7); o come il propulsore “FIF-M2 Multi-Field Speed Gear Drive” – sistema multicampo a rapporti di velocità (8).

Altre fughe di notizie testimoniano di almeno dieci velivoli militari, definiti “piattaforme” a speciale tecnologia avanzata antigravitazionale. Da un numero crescente di “whistleblowers” (coloro che fanno le soffiate), non tutti affidabili per la scarsità di riscontri ma che in qualche misura però ritornano, vengono minuziosamente descritti i sistemi guida di un “veicolo spaziale” segreto denominato Nautilus che utilizzerebbe la magnetogravità, sistema di uno stadio superiore alla elettrogravità; dalla Lockeed-Martin si ammette la realizzazione del X-33A, evoluzione del vecchio Shuttle dove A sta per “Antigravità” (9), e cosi via.

Tra le tante voci, e sempre in tema di propulsione, Hal Puthoff, fisico teoretico e sperimentale con un curriculum che comprende General Electric, Stanford University e , non casualmente, un periodo di collaborazione con la Cia su programmi pionieristici di “remote view”(Project Stargate), nonchè una consulenza alla Nsa, riferisce che “…l’Air Force stabili un programma chiamato Mass Modification per studiare la possibilità di applicare le prerogative dell’Energia Punto Zero alla propulsione spaziale e verificò le (nostre) teorie consultando laboratori, aziende e università…Una delle potenziali applicazioni minori è la produzione di energia a basso costo per la desalinizzazione dell’acqua…”(10).

 Tra i tanti, c’è anche un curioso caso “italiano”: la misteriosa Keshe Foundation e Spaceship Institute, registrata come organizzazione di ricerca spaziale, con sede presso Brescia, presieduta da Mehran T. Keshe, enigmatico ma affabile scienziato iraniano, laureato in ingegneria nucleare alla University of London, per divulgare le scoperte raggiunte con un lavoro di 30 anni (si suppone in Iran) nel campo della produzione di energia e propulsione provenienti dalla combinazione di materia, antimateria e materia oscura del cosmo (11).

L’Ing. Keshe sostiene di aver sviluppato una tecnologia a base di plasma ionizzato che utilizza i principi dell’elettromagnetismo e le proprietà dei campi gravitazionali. Un apposito microreattore da lui progettato produrrebbe energia infinita (quindi a basso costo) applicabile ad ogni campo della scienza e ad ogni aspetto della vita quotidiana, dal trasporto all’ambiente ai sistemi medico-sanitari alla nutrizione, all’agricoltura, alla decontaminazione nucleare (300 applicazioni brevettate): “…una scienza che non esiste ufficialmente” che permetterebbe all’umanità di ritrovarsi appieno nell’ambiente cosmico che la avviluppa “perchè l’uomo terrestre è un tutt’uno con i tipi di materia che lo avvolgono e lo compongono.

Applicando tali principi al settore aerospaziale, Keshe sostiene di aver realizzato dei prototipi di veicoli (chiamati Magnetically Originated Joint Habitation and Nutrition Systems (Mojhans), con proprietà strabilianti in grado di intraprendere viaggi nel cosmo (“La colonizzazione dello spazio è l’obiettivo finale della nostra tecnologia…”). Con la stessa tecnologia si sarebbe realizzata anche una sorta di difesa dei satelliti orbitali che verrebbero protetti “creando nello spazio uno schermo magnetico che interagisce con l’atmosfera e produce plasma dinamico cosi niente può toccare l’oggetto volante“, una descrizione che ricorda il mai (?) realizzato (per intero?) scudo spaziale reaganiano (SDI) e che lascia supporre che l’Iran invece abbia realizzato, almeno in parte.

Nel campo dei trasporti, la tecnologia Keshe incidendo sulla gravità porterebbe i tempi di spostamento a limiti incredibilmente bassi (30 minuti da Los Angeles a Milano – dichiara Keshe) e in quello medico risolverebbe gran parte delle malattie più gravi tra cui la Sla. Grandi innovazioni otterrebbe l’agricoltura con il conseguente aumento e riequilibrio delle risorse per i paesi sottosviluppati mentre in campo ambientale, con il superamento dei combustibili fossili, si otterrebbe l’eliminazione dell’inquinamento nonchè la possibilità di decontaminare le aree come Fukushima dalla radioattività nucleare (per questo il Giappone è stato tra i primi ad aderire al progetto Keshe) o dai rifiuti tossici. Con l’attivazione dei suoi microreattori, i rivolgimenti potrebbero essere ancora maggiori se o quando si venisse a conoscere l’iter seguito da Keshe per conseguire i risultati che sostiene.

Pazzo, millantatore, provocatore o genio? Quello che solletica l’attenzione è la corrispondenza con argomenti e teorie che provengono da fonti multiple. In ogni caso, l’ing. Keshe ha in serbo una sorpresa clamorosa: egli ha contattato i governi e le comunità scientifiche nazionali (tranne il Canada “perchè ritenuto responsabile di rapimenti di scienziati iraniani“) per offrire gratuitamente i protocolli della sua tecnologia. Afferma di essere stato accolto con curiosità, interesse ma anche dall’ostilità degli Usa che avrebbero rifiutato e addirittura avversato il contatto. Solo alcuni Paesi, tra cui Italia, Giappone e due stati africani avrebbero finora accettato l’offerta e una chiavetta con le necessarie informazioni (disegni, registrazione brevetti e progetto esecutivo del microreattore). Il bello è che c’è riscontro alle sue dichiarazioni: l’Italia avrebbe ricevuto tutta la documentazione in data 26 Ottobre 2012 nelle mani dell’ambasciatore a Bruxelles. L’incontro e la consegna della chiavetta sono stati confermati dal Sottosegretario agli Esteri del governo Monti, Marta Dassù, nella risposta all’interrogazione alla Camera del deputato Fabio Meroni (Lega Nord) il 13 Dicembre 2012 (12). L’incontro con l’ambasciatore sarebbe stato videoregistrato dall’Ing. Keshe ma secondo il protocollo diplomatico e il Sottosegretario Dassù, che indirettamente ammette la circostanza, la registrazione non è divulgabile ” e non rappresenta la prova di un impegno ufficiale. Inutile dire che la sorte della chiavetta di Keshe non è nota.

Se tutto quanto abbiamo fin qui raccontato fosse vero anche solo in parte, come le multiple evidenze e testimonianze sembrano avvalorare, a noi che stiamo considerando di comprare un auto ibrido-elettrica, sorgono spontanee almeno due domande, mica da poco:

  1. Come è possibile che possa esistere un tale enorme divario tra gli avanzamenti scientifico-militari “non riconosciuti” e le tecnologie della nostra quotidianità?
  2. Chi controlla e gestisce nel segreto, ricerca, sviluppo e mercato di quelle tecnologie superavanzate?

La logica porta a pensare a una rete di entità “corporate” legate dall’interesse comune ma probabilmente non estranee a rapporti competitivi tra loro per l’accaparramento di appalti e fondi pubblici e/o neri, multinazionali collegate al mercato degli armamenti e dei carburanti fossili. Testimonianze e leaks attribuiscono la gestione a specifici product managers, responsabili di progetti estremamente parcellizzati, e a quadri intermedi della politica, delle forze armate e delle agenzie di intelligence e sicurezza (13), slegati dal rapporto gerarchico ufficiale. Una lobby potente a prevalenza americana (14) con forti legami internazionali a livello di apparati, che farebbe “sistema” tramite la distribuzione della ricchezza ai propri partners minori. A mantenere la segretezza sui progetti e l’interazione con gli ambienti militari-industriali contribuirebbe la consuetudine delle revolving doors tra i due settori, cioè il frequente passaggio al settore industriale di alti ufficiali congedati o pensionati.

Un’ipotesi più estrema, forse complottista, sicuramente più inquietante, ma non troppo distante dalla prima, dipinge un gruppo di potere ibrido tra politico e privato che, tra le tante funzioni, controllerebbe gruppi minori di collegamento nei media, nella comunità scientifica, nelle corporazioni di importanza strategica, nei think tanks di analisi politica; operativi di medio livello gerarchico nel mondo della politica, della difesa e dell’intelligence, unità operative non ufficiali del settore sicurezza. Un’elite che opererebbe in un contesto extracostituzionale e transnazionale, che prolificherebbe e prospererebbe sulla base di un concetto autoritario, gerarchico, come può e deve fare solo chi si nutre del suo stesso essere segreto e clandestino.

Un’entità del genere dovrebbe essere ben radicata nelle entità finanziarie internazionali, in particolare in quegli organismi che controllano i meccanismi del prestito (Banca Mondiale, Wto, Fmi, ecc.) che sono nella posizione migliore per pilotare le manovre finanziarie più spregiudicate e per alimentare il budget “nero”, e sarebbe in grado di condizionare le politiche dei singoli Stati.

Un riscontro autorevole a qualcosa di simile viene dalle parole del senatore Democratico Daniel Inouye, che fu presidente del senato americano, decorato con la Purple Heart per atti di eroismo durante la Seconda Guerra Mondiale, uno che non parlerebbe a vanvera: “Un governo-ombra con la sua Marina, la sua Aviazione, la sua capacità di finanziamento, con l’abilità di perseguire i propri interessi fuori da tutti i controlli, dagli equilibri dei poteri e dalle leggi” (15).

In entrambe le ipotesi, apparentemente almeno in parte sovrapponibili, è plausibile pensare che chi controlla e gestisce questi processi, centralizzati o meno, sia talmente avanti, rispetto al mondo che noi viviamo, nella conoscenza tecnologica, del nostro ambiente spaziale e del nostro posto nell’universo che potrebbe a buona ragione definirsi “in fuga” dalla nostra realtà, avanti di almeno – si dice – “diversi decenni, da cinquanta a cento anni“. Che di fatto condizionerebbe il progresso dell’umanità subordinandolo ai propri interessi e mantenendolo passi indietro rispetto al mondo reale, centellinando l’introduzione delle innovazioni sui mercati in modo da creare lunghi tempi di sfruttamento commerciale. Ipotesi tanto più plausibile se si considera il ritardo di introduzione all’utilizzo pubblico/civile di tanti avanzamenti tecnologici, dei computer, di internet (in uso alla Nsa dal 1965) o, in ambito militare per esempio, del bombardiere B2 Stealth impiegato per la prima volta in Libia nel 1986 ma in attività da almeno quindici anni prima. Del resto, lo Space Command, ufficializzato recentemente da Trump, esiste da anni e include sul proprio sito web pertinenza (e quindi capacità operative) su missioni di “Space Force Support, Force Enhancement, Force Apllication, Force Control”. Con quali mezzi? E viene da chiedersi da quanto tempo la rivoluzionaria tecnologia 5 G, prossima ventura sui mercati, sia utilizzata e ulteriormente sviluppata dietro le quinte (16).

Inutile sottolineare quanto le politiche di liberismo estremo, la difesa delle fonti fossili di energia, sarebbero funzionali a una lobby che fa del potere e del profitto il proprio unico scopo.

Suona familiare? E’ l’immagine del capitalismo peggiore, del più selvaggio, quello oggi dominante, che è pronto a devastare il pianeta come uno sciame di locuste per poi, chissà, abbandonarlo al suo destino. Come nel film 2012 di Roland Emmerich (del 2009) in cui l’elite del potere mondiale attiva un programma supersegreto di sopravvivenza per se stessa che prevede l’evacuazione dalla Terra a bordo di astronavi approntate in diversi punti cruciali del pianeta per sfuggire a un’apocalisse naturale.

E la comunità scientifica? Tagliata fuori dai finanziamenti e dalla ricerca “che conta”, è lasciata, come sappiamo, a barcamenarsi tra sussidi pubblici e ristrettezze di ogni tipo, a litigare su progetti e teorie di retroguardia. Autoreferenziale e conservatrice, concentrata prevalentemente sulle carriere, è esclusa dalle “conoscenze private” (ma quanti scienziati sono coinvolti individualmente in attività classificate?) e chiusa nella “riserva indiana” delle riviste e dei circuiti di settore. “Pensiamo alla scienza come a una pratica basata sull’osservazione e aperta al cambiamento ma se si guarda all’ambiente scientifico ufficiale ci si rende conto che è più che altro una religione” commenta Paul La Violette, scienziato prominente in materia di propulsione e di gravità, autore di libri e papers su fisica, astronomia, climatologia, teoria dei sistemi, presidente della Starburst Foundation, istituto privato di “ricerca scientifica interdisciplinare” (!) (17).

Dagli ambienti contigui alla ricerca clandestina provengono talvolta messaggi imbarazzati sulla legittimità del controllo occulto sulle tecnologie avanzate. Ma allo stesso tempo si elencano i vantaggi per l’umanità che deriverebbero dall’utilizzo condiviso delle tecnologie segrete per produrre energia. Se tali sistemi fossero resi disponibili – si afferma (18)– si potrebbero eliminare i combustibili fossili come fonti di energia e di conseguenza l’inquinamento di aria e acque, il riscaldamento globale, le piogge acide, le malattie da inquinamento entro una ventina d’anni; potrebbero finire lo spreco di risorse e le tensioni geopolitiche collegate all’accaparramento dei carburanti fossili; si fermerebbe la desertificazione e si incrementerebbe l’agricoltura tramite il deprezzamento della desalinizzazione; si potrebbero rimpiazzare molti dei mezzi di trasporto utilizzando le forme di energia derivanti dall’antigravità ed eliminare l’inquinamento di jet, camion e mezzi pesanti; si potrebbero eliminare le grandi condutture sotterranee e sottomarine di gas e petrolio; crollerebbero i costi dei servizi energetici domestici e industriali perchè sarebbe possibile creare autonomamente energia con apposita tecnologia; si eliminerebbero definitivamente le centrali nucleari, si ripulirebbero i siti e le scorie. L’energia pulita e a basso costo (perchè infinita) avvierebbe una crescita economica esplosiva. Inutile dire che tali misure inciderebbero fortemente sul raggiungimento della piena sostenibilità per la nostra civiltà. Le aree impoverite del pianeta rifiorirebbero, la carestia e le siccità potrebbero essere sconfitte portando il terzo mondo ai livelli di vivibilità dei paesi sviluppati, la povertà potrebbe essere drasticamente ridotta. Certo, e qui sta il punto critico, l’ordine attuale economico, sociale e geopolitico ne risulterebbe alterato. Sarebbe una vera rivoluzione, un immenso cambiamento che comprensibilmente gli interessati allo status quo vorrebbero evitare. Per non parlare dei cambiamenti culturali, spirituali, politici che si verificherebbero.

Ce n’è abbastanza per riflettere?

Da fonti multiple, come abbiamo visto, e da altre ancora difficili qui da trattare, si converge sulle stesse conclusioni: il progresso negato all’umanità da interessi giganteschi alimentati nella clandestinità entro un teorema che nel tempo lascia trasparire sempre maggiori riscontri. Qualcuno potrebbe dire che sono livelli di conoscenza troppo fuori dalla portata della gente comune perchè qualcuno se ne possa occupare. Ad oggi, si potrebbe però cominciare a pensare che quegli sprazzi di altra realtà sono una possibilità che varrebbe la pena investigare, per amor di Verità. Già questo aiuterebbe il nascere di una nuova consapevolezza.

Tutto sommato, mi sa che aspetterò ancora un po’ a cambiare auto. Chissà che nel frattempo non si bruci qualche tappa. (F.S. 25.2.2019)

 

NOTE

(1) Tuttoscienze del 23.1.2019

(2) Tom Keller in Mufon Journal, Maggio 2010. e in http://www.abovetopsecret.com/forum/thread 965970/pg1

(3) Sono programmi su cui non c’è controllo pubblico, spalmati su vari livelli di segretezza: programmi  “waived” (cancellati) o “unacknowledged” (non riconosciuti) accessibili solo ai più alti livelli di clearance e, a maggior garanzia, a chi è riconosciuto un ulteriore “need to know” (necessità di sapere.). Tra i programmi invisibili, un’ulteriore distinzione è fatta per i programmi “non esistenti” considerati talmente sensibili da essere esenti da esigenze di rapporto al Congresso. Il presidente di commissione o il membro anziano e talvolta altri esponenti dello staff delle commissioni parlamentari possono essere informati solo oralmente dell’esistenza di tali programmi (1997, U.S. Senate Document 105-2, Report of the Commission on Protecting and Reducing Government Secrecy). “Possono“, ma ignorandone l’esistenza è improbabile che chiedano.

I destinatari dei flussi di finanziamento sono agenzie private d’intelligence, contractors, laboratori privati di ricerca scientifica, filiali “non riconosciute” delle grandi corporazioni dell’industria aerospaziale (Black Widow della Northrup, Skunkworks della Lockeed, Phantom Works della Boeing, ecc.), della farmaceutica, della biologia, e della stessa Nasa (che, ricordiamo, è un’agenzia militare). Fu Donald Rumsfeld nel 2001 che, a sua tutela, per primo denunciò alla Commissione senatoriale che doveva confermargli la nomina a Segretario della Difesa, un buco di 2.6 triliardi di dollari dal budget della Difesa, poi ridotti dopo varie verifiche a qualche centinaio di miliardi di dollari. Una cifra comunque fuori da ogni buon senso di cui si era persa traccia. (v.  Lost Spendings, American Forces Press Service, 20/2/2002, www.defense.gov/news/newsarticle.aspx?id=43927) Secondo una più recente valutazione, il totale budget nero attuale si aggira intorno ai 500 triliardi di dollari – fondi pubblici, naturalmente.

(4) La forma primigenia dell’antigravità. Utilizza voltaggi di milioni di volt per disgregare il campo dell’ambiente gravitazionale col risultato di ridurre di circa l’89%   della forza di gravità sulla carlinga di velivoli come il B-2 Stealth Bomber e il triangolare TR3-B Astra. Si presume che l’ elettrogravità venga indotta da un voltaggio estremo che produce ionizzazione intorno agli scafi di quei “velivoli” (se si può ancora definirli solo cosi…).

(5) L’energia estratta dal vacuum dello spazio viene definita “Zero-point” perchè può sopravvivere al congelamento a zero gradi dell’universo. Essa permea l’intero universo e fluttua continuativamente come interazione tra materia e antimateria, è una riserva grande quanto l’universo, si annichila e si ricrea da sola. La Punto Zero può fornire circa 40-50 megawatts di potenza per pollice cubo (3 cmc) di spazio. Volendola utilizzare nessuno venderebbe più benzina o petrolio Secondo Sakharov che ci lavorava, “è un oceano di energia galleggiante, congelata in un quantum temporale, infinita come l’universo” che confermerebbe l’esistenza e la permeazione di onde gravitazionali ma soprattutto confermerebbe le tesi di Thomas T. Brown e di Tesla secondo cui con il giusto “sistema”, il giusto spettro elettromagnetico, si potrebbe alimentare dalla Terra una base umana su Marte, si potrebbe garantire energia infinita, “pulita” e decretare la fine  della dipendenza dal petrolio con tutto ciò che ne consegue per benefici all’umanità: ci si potrebbe alimentare qualsiasi cosa, dalle automobili ai voli spaziali.

(6) Steven Greer, Disclosure, Crossing point, 2001

(7) Testimonianza del col. Steve Wilson (ret. USAF), ex-direttore del Project Pounce, v. http://www.segnidalcielo.it , 11.6.2014

(8) ibidem. Entro condizioni “normali”, il sistema FIF-M2 può imprimere all’incrociatore spaziale una velocità di 8 “speed gear” (rapporti di velocità), vale a dire 8x8x8x8x8x la Velocità della Luce Terrestre, con velocità di emergenza equivalenti a 9 “speed gear” e oltre.

(9) Richard Boylan., Classified Advanced Antigravity Aerospace Craft , v. http://www.bibliotecapleyades.net/ciencia/ciencia_antigravity.htm

(10) Personaggio altamente qualificato in ambiente scientifico, come dimostra il suo curriculum, e alquanto enigmatico, Hal Puthoff. Lo si ritrova puntualmente coinvolto in ricerche borderline sempre tra settore privato e ambienti di intelligence. Membro di Scientology,  fonda nel 1985 l’Institute for Advanced Studies (IASA) a Austin, Texas, che si occupa di ricerca su argomenti correlati alla generazione di energia e alla propulsione spaziale, ricevendo fondi da “donatori anonimi”(molto probabilmente SAPs). Per molti anni Hal Puthoff ha avuto autorizzazioni governative di accesso ad alti livelli di sicurezza. Attualmente è anche socio della To the Stars Academy, azienda che si occupa di studio retroattivo di tecnologie propulsive su velivoli “stranieri” recuperati dal Pentagono.

(11) La ragione sociale della Fondazione è: “Organizzazione indipendente non-profit e non-religiosa fondata dall’ingegnere nucleare M.T. Keshe che si propone di sviluppare nuova conoscenza scientifica, nuove tecnologie e nuove soluzioni per i grandi problemi globali come carestie, siccità, mancanza di fornitura elettrica, cambi climatici e malattie, tramite l’utilizzo di speciali reattori al plasma che daranno anche la possibilità all’umanità di viaggiare nello spazio“.

(12) Lo stesso deputato ha reiterato nella stessa data l’interrogazione poichè la risposta scritta ricevuta non rispondeva alla richiesta di conoscere le valutazioni sulle tecnologie acquisite, “a quali enti, non specificati nella precedente risposta, siano stati inviati i file acquisiti e quali siano le valutazioni in corso“. La replica del Ministero non risulta mai pervenuta. Per la cronaca, la signora Dassù nel 2014 occupava uno dei 18 posti riservati agli italiani nella Trilateral (rfr. Domenico Moro, Il Gruppo Bilderberg, Aliberti 2014)

(13) Si calcola che quasi due terzi di quei flussi di denaro siano spesi per la “sicurezza” degli stessi e vadano ad agenzie di contractors specializzate. Una sicurezza nella sicurezza.

(14) Al controllo americano sulle tecnologie segrete accenna chiaramente il Progetto Com.et.a. (Comitè Etudes Avancès) francese del 1999 che accusa gli Usa di fare una politica di disinformazione al riguardo.

(15) Unacknowledged, docufilm di Stephen Peek, prod. Auroris Media

(16) Dal 2009 la Cina, nazione più avanzata nello sviluppo della tecnologia 5G, è stata ammessa con otto membri nel Dipartimento Asia/Pacifico della commissione Trilateral.

(17) Paul Laviolette, Secrets of antigravity propulsion, Bear & Co. 2008

(18) Paul Laviolette, ibidem, e Steven Greer, Disclosure, ibidem

Informazioni mavericknews
Organizzatore di eventi, laurea e master all'Università del Texas in Studi Americani, giornalista pubblicista dal 2009. Direttore della rivista American West, si dedica poi alle tematiche ambientali e alla cronaca delle lotte sociali. I suoi articoli sono stati pubblicati su Tg Maddalena, Tg Vallesusa, Valsusa Notizie, Prendocasa, Carmilla Online, Contropiano. Ha co-prodotto l'inchiesta filmata La Baita- Presidio No Tav in Val Clarea. Per Lu:Ce edizioni, ha pubblicato Resa dei Conti alla Maddalena. 2010-2011. Diario di due anni di lotta contro l'Alta Velocità in Valle di Susa.