Alabama

Alessandro Barbero, Sellerio 2021, pag.262, € 15

Per scrivere questo divertissement, il mio storico italiano preferito deve essersi imbattuto su youtube in quello straordinario documento filmato che è l’intervista all’ultimo veterano confederato Julius Franklin Howell (1846-1948) che combattè la guerra civile nel 24th Cavalleria della Virginia dall’età di 17 anni. Non è lui quello che ci guarda dalla copertina ma gli somiglia molto e a lui Barbero deve essersi ispirato. Perchè oso definire questo libretto un divertissement?  Perchè, per una volta, Barbero abbandona l’accuratezza storica per far raccontare al suo vecchio protagonista, intervistato da una giovane giornalista, le sue peripezie da soldato senza badare troppo alla cronologia e ai riferimenti di luogo o di persone, e adottando lo stile narrativo ad imitazione della presunta colloquialità del soggetto narrante in prima persona, con un phrasing quasi irrefrenabile, senza discontinuità sintattica, un po’ alla Nanni Balestrini del Vogliamo Tutto. Una volta abituaticisi, è però tutto molto più gradevole e realistico del suddetto Balestrini soprattutto perchè Barbero riesce a ricreare l’ambiente culturale originario del tipico bianco povero sudista, legato totalmente al suo ambiente rurale di provenienza, alla sua filosofia cavalleresca da uomo semplice, alla spiritualità delle chiese e dei predicatori evangelici dei grandi revival religiosi del suo tempo, al razzismo paternalistico dominante per cui lo schiavo è “proprietà” da tutelare, è “inferiore” perchè lo dice la Bibbia, è una forza lavoro ma allo stesso tempo una presenza famigliare, una persona da proteggere e da sfamare decentemente. Se poi è donna, non è escluso che possa sostituire una moglie defunta o che possa essere richiamo di una sensualità peccaminosa per scappatelle proibite tanto quanto qualche giovane contadinella bianca del vicinato. Il protagonista narrante, veterano Dick Stanton di un’unità di fanteria dell’Alabama sul fronte della Virginia, ha solo un paio di schiavi che in tempo di pace lo aiutano a lavorare nei campi, e ci fa capire le ragioni per cui sente l’invasione degli odiati yankee come un’aggressione alla sua way of life da parte di un popolo profondamente “diverso” culturalmente, più ricco, avido, perfido mercenario ostaggio dei pochi abolizionisti “che se verranno qui si porteranno via i nostri negri“. Capiamo da Stanton che arruolarsi, per il bianco povero del sud, significava difendere la casa e la famiglia oltre che affermare l’orgoglio di appartenenza  alla propria terra, al proprio Stato, affermare l’onore e la libertà di decidere per se stessi senza l’imposizione di un governo centrale che non ci rappresenta più, quindi autoritario se si vuole imporre (se vi ricorda qualcosa dell’attualità ci azzeccate…).

Ma non temete che ci sia troppa filosofia in Dick Stanton, in realtà si diverte molto a raccontare la vita militare nel suo reparto, le storie dei suoi amici e vicini in tempo di pace che si ritrovano con lui nei ranghi, le litigate e le scazzottate, le battaglie di palle di neve (con i sassi dentro) contro i presuntuosi texani, gli scherzi per tenere sù il morale durante le marce, come quello esilarante originato dal commilitone che sfilando accanto a un’unità di artiglieri in cui riconosce un vecchio amico, gli grida “Ehi Jim, come va?“, saluto che viene immediatamente ripreso da altri nei ranghi che sopraggiungono e per tutta la lunghezza della colonna, per l’imbarazzo del povero Jim che si sente sfottuto a ripetizione.  Dicevo della cronologia confusa perchè si sovrappongono tempi, nomi e luoghi senza riguardo per l’accuratezza storica (Jackson che compare ancora vivo nella campagna finale di Appomattox, le battaglie citate un po’ a casaccio) ma anche nomi e luoghi che ai profani della storia della guerra civile non diranno niente, sovrapposizioni di situazioni vere ma distinte nella realtà storica. E’ plausibile il sospetto che l’autore abbia volontariamente apposto confusioni nel racconto di Stanton per rappresentare la memoria confusa di un anziano.

Non manca, diciamolo, la strizzatina d’occhio furbetta al politicamente corretto, per l’episodio finale dell’esecuzione a freddo dei prigionieri negri colti a imbracciare un fucile in battaglia con gli yankee: “Non ce l’avevamo con loro ma quando gli hanno dato un fucile in mano, be’ è diventata un’altra faccenda…non gli bastava al vecchio Abe Lincoln, là dalla sua poltrona a Washington, di mandarci contro i suoi briganti e mercenari assassini e la schiuma della terra ma anche i negri doveva mandarci…non ci abbiamo visto più…”. Un episodio di fiction che prende spunto da fatti avvenuti realmente ma in circostanze diverse e da ambo le parti, probabilmente il massacro di Fort Pillow dove i neri erano in uniforme o quello dei prigionieri di guerra sudisti in Nord Carolina sul finire della guerra ad  opera di un reparto misto, yankee bianchi e neri. Una licenza letteraria che a uno come Barbero, per i suoi molti meriti, possiamo di buon grado perdonare perchè inserita in un contesto di tensione che doveva avere uno sbocco.

Se dunque cercate un’accurata ambientazione dal punto di vista del soldato semplice che fece e subi quella terribile guerra, Alabama è per voi. Potrà anche esservi di introduzione e stimolo per andare a leggere di vera storia della guerra civile americana. In quel caso però, Barbero mi perdoni, mi orienterei sulle opere di Raimondo Luraghi.(F.S. 7.5.2021).

Eric Gobetti. La Resistenza dimenticata. Partigiani italiani in Montenegro (1943-1945)

ed. Salerno, 2019, € 14

(recensione pubblicata su Newsletter del Centro Studi P. Gobetti di Torino, numero speciale 25 Aprile 2020)

Cosa meglio di una lunga quarantena per ridurre la lista d’attesa delle letture? Consoliamoci anche   cosi…

Una piacevole sorpresa è stata questo libro del giovane storico Eric Gobetti (non relazione con la famiglia storica) che da anni investiga sulla tragica saga dei soldati italiani di stanza in Montenegro che si unirono (più o meno convinti) alla Resistenza jugoslava. Un episodio di storia mantenuto nell’oscurità per opportunità politiche di tutte le parti: da destra perchè non sia mai che dei soldati italiani abbiano collaborato con “i comunisti” contro i propri connazionali (in camicia nera); da sinistra perchè non stava bene celebrare quel connubio con i titini in un dopoguerra già travagliato dai mille problemi della riconciliazione nazionale a cui non era il caso di aggiungere le polemiche sul confronto tra Tito e l’Unione Sovietica. Un argomento scomodo per il Pci che già aveva i suoi grattacapi a digerire la risoluzione dei trattati di pace con la Jugoslavia, l’esodo degli italiani e i gravi episodi di contorno alla liberazione di Istria e Dalmazia. Meglio voltarsi dall’altra parte e non sfrucugliare. Un atteggiamento che spalancava la strada alla strumentalizzazione in chiave nazionalistica delle destre e al revisionismo storico della stessa sinistra, un sodalizio di interessi che porta direttamente all’istituzione del Giorno del Ricordo nel 2004 per un vergognoso scambio di piaceri con Il Giorno della Memoria. Leggi il resto dell’articolo

12 Dicembre. “Ormai si sa tutto, o quasi!” Ma i media continuano la disinformazione.

Ipocrisie, distinguo, sottigliezze lessicali, circonlocuzioni, tutto un dire e non dire, un parlare per grandi categorie.Il Potere si difende ancora con il polverone. Cosa scriveva Giorgio Bocca dei giornalisti. Il dovere di ricordare.

Cosa bisogna ancora fare o scrivere perchè si dica chiaramente chi ha ordito e condotto la strategia della tensione? E’ una sospetta schizofrenia informativa quella che continua a dire o scrivere di “servizi deviati”, “pezzi dello Stato” o a circumnavigare i concetti senza mai andare a bersaglio, per dire e non dire quello che ormai processi, atti giudiziari e inchieste hanno reso evidente. E’ più facilmente una coda di paglia del potere e di un giornalismo servo e conformista. Perchè si fa finta di non ricordare che nel 1969 LA DEMOCRAZIA CRISTIANA ERA LO STATO, in tutti i suoi “pezzi”.Nulla, nè politicamente nè culturalmente, sfuggiva al suo controllo. Uno Stato vecchio per un partito cresciuto vecchio in fretta dal dopoguerra, affollato di reduci della Rsi negli apparati, corrotto dai soldi degli americani, autoritario e bacchettone, che in nome della guerra fredda governava col puntello dei partiti minori e occasionalmente tentava l’avventura con il Msi (governo Tambroni) o con i militari (Piano Solo dei Carabinieri con l’appoggio del vecchio presidente Segni).

Vale la pena, vista la memoria corta degli italiani e i pesci in barile dei media, ricordarlo ancora una volta per rendere omaggio ai morti e feriti negli attentati, a Valpreda e a tutti gli innocenti spediti in galera innocenti, a Pino Pinelli “ucciso innocente” nella questura di Milano, come afferma con forza la targa posta in piazza Fontana, a tutti coloro che hanno combattuto nelle piazze e con le controinchieste per denunciare le responsabilità politiche delle stragi.

Ormai si sa tutto, o quasi!” ci dice Saverio Ferrari, direttore dell’Osservatorio sulle nuove destre e autore del più significativo libro dell’anno sull’argomento (La strage di piazza Fontana, Red Star Press, 2019). Stessa tesi già avanzata dall’inchiesta di Enrico Maltini e Gabriele Fuga del 2016 (Pinelli, La Finestra è ancora aperta, Colibri, v.  https://mavericknews.wordpress.com/2017/04/10/pinelli-la-finestra-e-ancora-aperta/ ) L’insieme di verità storica e di quella infrattata negli atti giudiziari dà un verdetto inequivocabile. Leggi il resto dell’articolo

La nostalgia, la memoria … la lotta”. Incontri con Sante Notarnicola.

 

Sante Notarnicola non è stato solo un assistito di Bianca Guidetti Serra ma anche un amico affettuoso fino all’ultimo saluto in quel giugno del 2014.

Nell’anno di un Centenario di Bianca troppo istituzionale, Sante torna a Torino e in Val Susa per testimoniare con i suoi libri e le sue poesie l’impegno di entrambi contro le pene afflittive, il regime carcerario che poco si è rinnovato negli anni, e l’ergastolo.

Siamo felici di dargli il bentornato per un’iniziativa sul territorio e tra la gente, quelle che anche Bianca prediligeva. E per cui ringraziamo l’Associazione Bianca Guidetti Serra, sempre molto attiva sul terreno dei diritti.

F.S.

 

La nostalgia, la memoria … la lotta”Incontri con Sante Notarnicola.

Venerdì 27 settembre alle h. 17.00 presso la Cascina Marchesa, Sala Colonne, Corso Vercelli 141, Torino.

Sante Notarnicola torna a Torino, in Barriera, in quel quartiere ” piatto come l’anima, vasto come l’orgoglio“, lì dove è iniziata la sua presa di coscienza, dove ha mosso i primi passi nell’attività politica.
Torna per parlare di carcere attraverso le poesie composte nel corso di 21 anni di detenzione, sapientemente interpretate da Ar.Te.Mu.Da..
Poesie che rappresentano il vissuto di detenuti di ogni tempo, ma anche il racconto in versi di quella lunga stagione di lotte carcerarie che dalla fine degli anni ’60 mise in discussione condizioni medioevali di prigionia, e in seguito la “modernizzazione” della tortura nelle forme di carcerazione speciale. Leggi il resto dell’articolo

In libreria la seconda edizione di “Resa dei conti alla Maddalena” di Fabrizio Salmoni!

La cronaca dei due anni cruciali (2010.2011) della lotta No Tav in Val Susa. Venti anni di resistenza contro i devastatori di ambiente e democrazia. Dal 2005 un crescendo di tensione: la campagna delle trivelle, poi…la resa dei conti!

Prefazione di Marco Revelli, foto di Luca Perino e Camilla Pasini.

In Appendice Le cronache del processo ai No Tav

“…una cronaca appassionata, ma mai trionfalistica. A tratti spigoloso nei giudizi, l’autore si tiene volutamente distante dal politically correct,..Spigoloso, come il carattere delle popolazioni locali…

Sandro Moiso, Carmilla Online

 

“Fabrizio Salmoni fa la cronistoria degli eventi che portarono prima alla nascita della “Libera Repubblica”, poi al suo smantellamento. La narrazione di quei fatti, in questa seconda edizione, è stata ampliata con dettagli acquisiti dagli atti del processo...”

Marco Lazzaretti, Com. La Gronda No Tav

 

Presentazioni (in progress)

Venerdi 19 Aprile, Radio Blackout (105,5), programma letterario “La Perla di Labuan” di Riccardo Borgogno, con l’autore, ore 15-17

Giovedi 9 maggio, Edera Squat, via Pianezza, con Tobia Imperato, ore 21

Martedi 14 maggio, Circolo La Poderosa, via Salerno 15 A, con Marco Scavino, ore 21

Venerdi 17 Maggio. Alpignano, Ass. AlViSe, sede da definire, con Claudio Giorno e Marco Lazzaretti, ore 20,45

Venerdi 14 giugno, Grugliasco, Barocchio, con Mario Frisetti, ore 21

Venerdi 26 luglio, Festival Alta Felicità, Venaus, Spazio Libri, ore 14

 

 

 

Resa dei conti alla Maddalena si trova presso le seguenti librerie:

VALLE DI SUSA

Città del Sole, Bussoleno

 

TORINO

Comunardi, via Bogino 2, Torino

Belgravia, v. Monginevro 44 B

Melograno, c. Racconigi 15

 

MILANO

Feltrinelli – sedi

 

ROMA

Odradec, via dei Banchi Vecchi 57

Anomalia, v. dei Campani 73 (San Lorenzo)

Farheneit, Compo dei Fiori 44

Claudiana, piazza Cavour 32

 

ALTRE

Modo, via Mascarella 24 B – BOLOGNA

Rinascita, v. della Posta 7, BRESCIA

Fenice, v. Mazzini 15, CARPI (Mo)

Galla, c. A. Palladio 11, Vicenza

La Torre, v. Vittorio Emanuele II 19G, ALBA

Quarto Stato, v. Magenta 78, AVERSA (Ce)

Robin, v. Seminari 8, BIELLA

Volare, c. Torino 44, PINEROLO (To)

 

Si può richiedere o prenotare a

Edizioni Lu:Ce https://luce-edizioni.it

Diest Libri: posta@diestlibri.it , 011.8981164

o presso redazionemaverick@yahoo.it

 

 

 

 

 

 

Il dovere di non collaborare. Storie e idee dalla Resistenza alla nonviolenza.

di Pietro Polito

con prefazione di Paolo Borgna

Ed. Seb 27 – € 15

 

di Fabrizio Salmoni

Ho letto con grande commozione questo lavoro di riflessione di Pietro Polito (che io chiamo affettuosamente “vice-Bobbio” perchè ha assistito il filosofo torinese nei suoi ultimi anni curandone il trasferimento dell’archivio personale al Centro Studi Piero Gobetti di cui è attualmente direttore) perchè coinvolge un numero di persone che ho avuto la fortuna di conoscere o frequentare fin dagli anni della mia infanzia e adolescenza. Oltre a una in particolare, Bianca Guidetti Serra che è mia mamma. Mi riferisco soprattutto alla famiglia Gobetti con cui sono cresciuto e che considero la mia seconda famiglia “storica”. Bobbio, Antonicelli, Galante Garrone come anche Giorgio Agosti, Massimo Mila e tanti altri sono state presenze costanti nell’ambiente partigiano in cui mi sono formato, persone che, senza neanche accorgermene, ho ammirato e, perchè no, amato perchè erano un tutt’uno con la mia famiglia, di fatto una famiglia “estesa”. Da loro ho saputo e capito precocemente cos’erano stati il fascismo e la Resistenza, da loro ho assorbito anche indirettamente idee, principi, ragionamenti, comportamenti. Quanto io sia stato capace di interpretarli non so dirlo ma so che un libro come questo , pur nella sua ardita impostazione, ne celebra in qualche misura pensiero e azione. E ci fa sentire la loro mancanza come figure-guida da prendere a esempio e riferimento nella confusione dominante dell’oggi, sempre più difficile da interpretare e da vivere con coerenza. Leggi il resto dell’articolo

Pinelli. La finestra è ancora aperta

Gabriele Fuga, Enrico Maltini

(ed. Colibri 2016)  € 14

(recensione pubblicata in anteprima su Carmilla Online il 7.4.2017)

L’inchiesta definitva sulla strategia della tensione. Nessuno ne esce incolume: Dc, Pci, Calabresi, polizia, magistratura, media. I nomi delle spie, il ruolo dell’Ufficio Affari Riservati. Aveva ragione la sinistra extraparlamentare. Un libro che è un’arma politica, in memoria di Giuseppe Pinelli e di Pietro Valpreda.

Non lo hanno mai fatto la magistratura e le commissioni di inchiesta, sono stati gli autori (un docente universitario e un avvocato) di questa formidabile definitiva inchiesta su Pinelli e la strategia della tensione a completare lo scenario storico e politico, delineato nell’immediato di quei lontani giorni del 1969 nel famoso La Strage di Stato, entro cui quei fatti si svolsero. Ora si può dire che la verità è stabilita con solo pochi dettagli, probabilmente impossibili da recuperare ormai per ragioni anagrafiche, ancora da chiarire..

Va detto subito che tutto quello che si legge è ampiamente documentato con tanto di riproduzioni in copia dei documenti. Persino le note rivelano il puntiglio virtuoso con cui si è valutato ogni dettaglio dell’intricata vicenda. Ma ora possiamo dire che finalmente SAPPIAMO . Leggi il resto dell’articolo

Alla “Poderosa” per riscrivere la storia

Il libro di Franca Menneas e il dibattito sul ’77 bolognese ricordano Francesco Lorusso

Con la consegna di non dimenticare e di contribuire alla rivitalizzazione della storia degli anni Settanta, ridotti dalla retorica del potere “vincitore” (vediamo oggi con quali risultati) a “anni di piombo” e analoghe banalizzazioni politico-mediatiche, si è svolto giovedi 16 al circolo Arci torinese dal maestoso nome La Poderosa (v. Salerno 15a) il primo di una serie di incontri tematici dedicato alla Bologna del 1977. In un ambiente sobrio, da “sinistra” militante, che ricorda anche un po’ le cantine beat dei primi anni sessanta, c’era il pienone.

Supporto di documentazione, il libro di Franca Menneas, ricercatrice di storia politica, Omicidio di Francesco Lorusso. Una storia di giustizia negata (ed. Pendragon, con il sostegno dell’Istituto Parri e dell’Associazione Pier Francesco Lorusso). Leggi il resto dell’articolo

Pierre-Jean Luizard. La trappola Daesh. Lo Stato islamico o la Storia che ritorna

luizard-daeshcon prefazione di Alberto Negri e intro di Franco Cardini  Rosenberg & Sellier – € 14

 

Quand’è che un libro si può dire utile? Sicuramente quando lo scopo è quello di ampliare la conoscenza critica del lettore partendo dai fatti e da basi analitiche “scientifiche”. Perchè la storia si può anche interpretare a proprio gusto ma i fatti più o meno incontrovertibili restano. Se poi la storia è anche attualità, c’è buona probabilità che sulle varie analisi pesino sensibilità, faziosità politiche o, peggio che mai, intenzioni ambiguamente disinformative. Quale credibilità dare per esempio ai libri di un direttore di quotidiano che ha passato anni nei circoli del potere atlantico facendosi (quanto inconsapevolmente?) convinto divulgatore delle tesi là assorbite? O a quelli di un qualche ex spione o neo-con incallito?

Dei tanti libri sull’argomento Stato Islamico/terrorismo/ecc. questo del Direttore di ricerca del Cnrs è tra i pochi da considerare utili.

Di storia militare, i francesi – come diceva Raimondo Luraghi – non se ne intendono ma di storia che riguardi il loro passato coloniale è facile il contrario e Luizard dimostra anche una certa brillantezza e agilità divulgativa nell’affrontare il tragico pasticcio mediorientale. E ci spiega come è stato possibile che un Leggi il resto dell’articolo

Daniel Estulin. Isis spa. Storia segreta della cospirazione occidentale e del terrore islamico

isis-spaSperling & Kupfer, 2016 – € 18

Quando il complottismo aiuta a pensare. Un  approccio diverso al fenomeno terroristico per conclusioni sempre più condivise

di Fabrizio Salmoni

Più che un ennesimo libro sull’Isis, questo del capofila del giornalismo complottista è una panoramica sull’attualità  e sugli antefatti del pasticciaccio epocale in cui ci troviamo tutti immersi fino al collo grazie al quotidiano bombardamento mediatico e alle rappresaglie jihadiste sul suolo europeo. Naturalmente non è il suo primo libro e, con tutti i limiti che troviamo anche in questo, dobiamo ammettere che l’autore ha il merito di aver divulgato per primo con buona dovizia di particolari la natura e le attività del Club Bilderberg e di aver svelato l’esistenza del britannico Tavistock Institute, basilarmente ignoto a noi comuni mortali, presunto centro di sovversione internazionale. Non sono gli unici meriti che gli si possono attribuire, ma andiamo con ordine partendo dai limiti.

La prima cosa da dire è che non è facile orientarsi e trovare chiare logiche nei teoremi complottisti, anzi è decisamente ostico. Ci si trova immersi in caotiche interpretazioni della storia basate fondamentalmente sull’assunto che qualsiasi fatto è “provocato” da agenti occulti, singoli o in gruppi, con scopi mai dichiarati e quasi Leggi il resto dell’articolo