Insopportabili ipocrisie

Il Quinto Potere, i no vax, l’Afghanistan

Lo so, ne abbiamo ormai viste e sentite tante che non ci stupiamo più. Però abbiamo ancora la forza di indignarci per l’efficace banalità del potere, soprattutto di quello mediatico. Banale perché le sue linee di comportamento, le sue reazioni agli eventi della società e del mondo sono sempre uguali. Talmente uguali che ci sembra impossibile che l’opinione pubblica, la gente, il popolo, il pubblico o come vogliamo chiamare questa massa polimorfa di sudditi. non abbia imparato. Efficace perchè, appunto, non ha ancora imparato e si fa manipolare da un’informazione che è sempre più sfacciatamente “braccio armato” del potere, dei governi, che trincera la propria malafede dietro il totem di una libertà dell’informazione di cui abusano in permanenza, manipolandola senza scrupoli.

Facciamo due esempi attuali? Non c’è bisogno di essere no vax o no pass per deprecare la campagna che si sta montando contro quei cittadini, uno dei quali ha osato dare due pugni a uno di quegli insopportabili cacciatori di dichiarazioni per strada, quelli che si ammucchiano intorno ai politici per strappare loro qualche telegramma di cazzate. Due pugni bastano per farsi dare dei terroristi, per sguinzagliare perquisizioni che trovano non ben specificate armi, si badi bene, improprie, per suscitare alti lai sulla violenza, che è sempre “intollerabile” quando non esercitata a piene mani (vedi Val Susa) dalle forze dell’ordine o a mezzo stampa tramite tutti i sotterfugi del mestiere (v. titoli diversi dal contenuto degli articoli, veline a senso unico, bugie “a grappolo” come le bombe, trattamento diverso e interruzioni a seconda degli ospiti nei talk show, ecc.). Imparino a chiedere e pubblicare i comunicati dei vari movimenti, invece di chiedere opinioni dei singoli, quasi sempre male espresse per l’immediatezza dell’intervista o per limiti espressivi.

Altro esempio, ancora più paradossale, è l’Afghanistan. Da quando siamo scappati vergognosamente al seguito, come sempre, degli americani, tutta l’informazione occidentale è concentrata nell’attaccare quotidianamente tutto quello che non ci piace dei talebani o su ogni minimo presunto difetto o ritardo nella riorganizzazione di quel paese, persino sul traffico a Kabul o sui tempi di formazione del governo (proprio noi!). Seminiamo disinformazione dicendo che i talebani soffocano la vita del paese mentre ci mostrano strade di Kabul e mercati con la gente che passeggia tranquillamente e va per gli affari suoi; che il dissenso monta ma, che strano!, la guerra l’hanno vinta perchè la popolazione li ha sempre sostenuti; che l’ordine è imposto con la violenza ma ci mostrano qualche staffilettata che non regge il confronto con le botte e i lacrimogeni in faccia dei nostri Reparti Mobili.  Ammoniamo, diffidiamo, minacciamo perchè non sono e non pensano come noi. Ci indigniamo che facciano fuori un po’ di collaborazionisti  dell’invasore straniero: cose che capitano a chi ha combattuto con un esercito fantoccio per un governo fantoccio. Cose che sono capitate anche da noi per analoghe comprensibili ragioni nel 1945.

Una bella faccia tosta, dopo una guerra imposta per vent’anni che ha fatto decine di migliaia di vittime civili (v. cifre di Emergency), una guerra coloniale per “importare la democrazia” ed esportare materie prime i cui presupposti antiterroristici si sono smentiti, o per lo meno formalmente esauriti, nel momento dell’eliminazione (in paese terzo) di Bin Laden, dieci anni fa. Per non contare le tante cose poco chiare nella stessa genesi di quella guerra, e nelle responsabilità dei neocons sull’11 settembre che solo oggi cominciano a emergere dalla fuffa che tutti i media ci hanno da allora propinato. Ci tocca sopportare anche le lezioni sulla “guerra sbagliata” da chi allora era in prima fila a invocarla.

Vogliamo capire che abbiamo perso quella guerra ventennale e che ora i vincitori hanno tutto il diritto di farsi lo Stato che vogliono, il governo che vogliono, con la loro sharia, le loro regole e le loro leggi? Che da loro non accettiamo ma da altri che ci servono si, vedi un’ Arabia Saudita, stato feudale a regime confessionale che fa i giornalisti antipatici a pezzi in ambasciata, che taglia le mani ai ladri e la testa agli oppositori, che regola con la sharia tutta la vita civile e la vita delle donne (a quelle donne non teniamo da farci su una campagna mediatica?); o vedi anche un Israele, che fa collezione di risoluzioni Onu sul regime di apartheid, sull’occupazione illegale dei territori palestinesi, sugli omicidi mirati degli stessi, minori e handicappati compresi, sulle restrizioni alle donne ortodosse dettate dalla legge religiosa; per non parlare di Egitto, Turchia…

La verità è che l’Occidente non è meglio di tanti altri in quanto a classi politiche e sistema mediatico impositivo, conformista e servo di quelle classi politiche e dei vari gruppi di potere. E in progressivo peggioramento in quanto ad autoritarismo, erosione degli spazi democratici, controllo di massa invasivo.

Vale la pena ricordare la legge costante della storia posta in particolare evidenza dal Tocqueville, storico dell’Ancien régime e della rivoluzione francese (quella che i popoli arabi non hanno mai fatto) laddove sostiene che la causa determinante che ha fatto perdere agli uomini il potere è stata sempre che essi erano diventati indegni di esercitarlo per la loro inefficienza, il loro egoismo, i loro vizi. (F.S. 9.9.2021)

Referendum Si o No

 

La confusione regna sovrana. Non bastava il Covid, l’allargamento del cantiere Tav, il tormentone sulla scuola, i nuovi (!) misteri di Caronia, l’imperversare di Salvini. Ci mancava ancora un referendum con il solito dispiegamento di specialisti, opinionisti e opposti schieramenti per avvelenarci la quotidianità e minare i nostri precari equilibri.

Non mi appassiona il dibattito su questo tema con tutto quello che succede nel mondo e quello che si prepara per il futuro ma, viste le pressioni che arrivano da tutte le parti, mi sforzo di condividere le mie riflessioni, ad oggi.. Con due premesse:

 

  1. di escludere un condizionamento da appartenenza partitica: attualmente nessuno rappresenta le mie opinioni su giustizia sociale, bisogni collettivi, modello di sviluppo e ambiente e ,anzi, sono mediamente disgustato quanto un qualsiasi medio cittadino da ciò che mi capita intorno.
  2. nell’affrontare la materia faccio mio il punto di vista degli interessi dei cittadini attivi e partecipanti che non hanno rappresentanza nelle istituzioni: i movimenti per i beni pubblici, contro le grandi opere, ecc.

Sgombrato preventivamente il campo da obiezioni “di parte”, vengo al sodo. Leggi il resto dell’articolo

Eric Gobetti. La Resistenza dimenticata. Partigiani italiani in Montenegro (1943-1945)

ed. Salerno, 2019, € 14

(recensione pubblicata su Newsletter del Centro Studi P. Gobetti di Torino, numero speciale 25 Aprile 2020)

Cosa meglio di una lunga quarantena per ridurre la lista d’attesa delle letture? Consoliamoci anche   cosi…

Una piacevole sorpresa è stata questo libro del giovane storico Eric Gobetti (non relazione con la famiglia storica) che da anni investiga sulla tragica saga dei soldati italiani di stanza in Montenegro che si unirono (più o meno convinti) alla Resistenza jugoslava. Un episodio di storia mantenuto nell’oscurità per opportunità politiche di tutte le parti: da destra perchè non sia mai che dei soldati italiani abbiano collaborato con “i comunisti” contro i propri connazionali (in camicia nera); da sinistra perchè non stava bene celebrare quel connubio con i titini in un dopoguerra già travagliato dai mille problemi della riconciliazione nazionale a cui non era il caso di aggiungere le polemiche sul confronto tra Tito e l’Unione Sovietica. Un argomento scomodo per il Pci che già aveva i suoi grattacapi a digerire la risoluzione dei trattati di pace con la Jugoslavia, l’esodo degli italiani e i gravi episodi di contorno alla liberazione di Istria e Dalmazia. Meglio voltarsi dall’altra parte e non sfrucugliare. Un atteggiamento che spalancava la strada alla strumentalizzazione in chiave nazionalistica delle destre e al revisionismo storico della stessa sinistra, un sodalizio di interessi che porta direttamente all’istituzione del Giorno del Ricordo nel 2004 per un vergognoso scambio di piaceri con Il Giorno della Memoria. Leggi il resto dell’articolo

Biden, Sanders e l’incapacità del Partito Democratico di cambiare

Il Supertuesday dà prime indicazioni elettorali ma conferma l’immobilità del quadro politico e la mancanza di alternative sostanziali. Ma all’establishment internazionale va benissimo cosi a costo di sopportare Trump per altri quattro anni.

di Fabrizio Salmoni

Tutti gli osservatori della politica americana, dopo il Supertuesday hanno decretato Joe Biden vincitore su Bernie Sanders e sembrano propensi all’endorsement a considerarlo già “nominato” Democratico alla corsa per la presidenza. Nessuno sembra nascondere la speranza che ciò avvenga realmente nel prossimo futuro perchè in realtà qui nella vecchia Europa nessuno ama Trump. Per i tanti difetti personali, per l’approccio alle relazioni internazionali in campo commerciale e militare, per la difficoltà di prevederne le mosse secondo le consuete logiche della politica e dei protocolli, per la pericolosità delle sue reazioni verso nemici geopolitici e avversari.

Insomma, con i risultati del Supertuesday, tutti i media mainstream hanno festeggiato il momentaneo primato di Sleepy Joe.

L’opinione comune sembra essere che Sanders abbia toppato soprattutto nel contare soprattutto sul sostegno dei giovani anche se in realtà il distacco nel numero dei delegati ottenuti dalle primarie tra lui e Biden non è cosi decisivo. Rimangono ancora due nutriti gruppi di Stati che devono pronunciarsi entro Marzo e la probabilità è che le distanze possano ancora accorciarsi. Se cosi dovesse essere, i giochi saranno affidati alla Convention di Luglio e allora i notabili del partito potrebbero…scegliere Biden, comunque, come sfidante destinato a perdere di Trump. Con solo qualche opzione variabile. Per esempio: Leggi il resto dell’articolo

“Antisionismo non è antisemitismo!”: Risposta di 13 sezioni Anpi alle censure della presidenza provinciale sulla resistenza palestinese

 

E’ pervenuta l’attesa lettera di risposta all’imposizione da parte del direttivo provinciale Anpi di Torino di cancellare l’evento programmato da due sezioni valsusine per il 17 gennaio scorso ad Almese sulla resistenza palestinese a Gaza contro l’occupazione israeliana. Come è noto, sulla questione era già intervenuta la Presidente nazionale dell’Anpi Carla Nespolo per dissociarsi dall’intervento della presidente provinciale Maria Grazia Sestero e per ricordare i termini della posizione sulla questione palestinese.

La presente lettera è  firmata da ben 13 sezioni Anpi e 11 componenti del direttivo provinciale. I tempi cambiano e le spinte dei territori su una dirigenza vecchia, impaludata e legata ai Poteri cittadini si fanno robuste, cosi come quelle delle complesse lotte sociali e antifasciste che trovano sempre nuova ispirazione nei valori della Guerra di Liberazione. Questa lettera fotografa una situazione di scontro politico interno che potrebbe avere ulteriori rilevanti sviluppi.

 

18 febbraio 2020

Alla Presidenza A.N.P.I. Provinciale di Torino
Maria Grazia Sestero
p.c. Alla Presidenza A.N.P.I. Nazionale
Carla Nespolo

“Lasciate i carnefici, scendete dal carro armato e venite ad abbracciare le vittime. Vi aspettiamo a braccia aperte. Restiamo umani.”
[Vittorio “Vik” Arrigoni]

Esprimiamo piena solidarietà alla Sezione A.N.P.I. di Avigliana e alla Sezione intercomunale di CondoveCaprie-Valmessa per la cancellazione, voluta dalla Presidenza A.N.P.I. Provinciale di Torino, della meritoria iniziativa prevista nella sala consiliare di Almese per il 17 gennaio scorso dal titolo “L’assedio di Gaza e la Grande Marcia del Ritorno: pratiche di resistenza e prospettive future”.
Secondo noi il confronto e il dialogo sono il miglior modo di affrontare democraticamente incomprensioni, divergenze e criticità.

Ci saremmo aspettati un momento d’incontro per la reciproca comprensione dell’intera vicenda, come vorrebbe l’elementare prassi democratica e il buonsenso, invece la Presidenza A.N.P.I. Provinciale ha imposto di cancellare un’iniziativa di Sezione a seguito di pressioni politiche da parte di soggetti terzi, fatto grave e inaccettabile di cui esigiamo spiegazioni. Leggi il resto dell’articolo

Memoria e Ricordo, ovvero come le destre manipolano la storia

     

Due date e due verità messe chissà quanto casualmente vicine, quasi in contrapposizione, quasi a dare un contentino alle parti nella speranza da parte di una classe politica miserabile di mettere tutti d’accordo sotto l’ombrello di un parallelismo inaccettabile. Ma anche due verità incomplete.

La Memoria di una Shoah di milioni di morti ebrei che sovrasta e sembra annullare quella di altri milioni di morti internati nei campi nazisti: oppositori politici di tutta Europa, soprattutto comunisti e partigiani, prigionieri civili, soprattutto russi, ma anche operai italiani avanguardie di lotta nelle rispettive fabbriche per gli scioperi dal marzo 1943 all’aprile 1945, soldati italiani catturati dopo l’8 settembre, minoranze etniche e “diversi” di ogni tipo. Si parla di una cifra totale approssimativa tra gli 11 e i 13 milioni, a seconda delle fonti. Per qualche ragione, l’Olocausto ebraico ha oscurato nella Memoria istituzionale e collettiva tutti quegli altri soggetti inviati alla soluzione finale. Se la caccia ai criminali nazisti è stata negli anni monopolizzata dallo Stato di Israele che ben ne aveva il diritto, i sensi di colpa europei e settori della destra ebraica, soprattutto quella americana per potenza politica ed economica, hanno negli anni creato una specie di monopolio mediatico-culturale utilizzando il pretesto dell’antisemitismo per neutralizzare ogni critica alle politiche israeliane. Leggi il resto dell’articolo

Nespolo: “Sul conflitto israelo-palestinese l’ANPI ha sempre mantenuto e mantiene la stessa posizione e condotta”

20 Gennaio 2020

Tav. L’ala politicizzata della Procura torinese rinnova le aggressioni alla Val Susa

L’ha scritto pochi giorni fa Ugo Mattei senza giri di parole: “Da anni il cosiddetto ‘partito Si Tav’ annovera pezzi della procura della Repubblica di Torino fra i suoi principali organi politici“. E malgrado le tante “sconfitte” a giudizio e/o in Cassazione, l’ala estremista di quella procura continua a colpire con una violenza inversamente proporzionale a quella che si addebita ai valsusini e ai No Tav in generale. Pensionato Caselli, promotore di quel team politicizzato in sintonia con l’accanimento del suo partito, pensionato il Rinaudo di estrema destra nel suo ruolo ideale di castigatore delle lotte sociali, esiliato e in attesa di giudizio Padalino per traffici oscuri, i/le superstiti non mollano, facilitati/e dal sostegno di tutte le forze politiche e imprenditoriali al progetto Torino-Lione.

Con i provvedimenti di oggi vanno a colpire, probabilmente a casaccio, quel vasto corpo giovane e militante che si prende carico dell’assedio al cantiere. Devono aver pensato di dare un colpo definitivo a un Movimento ancora frastornato dal tradimento dei 5Stelle ma pur sempre vivo, vegeto e scalciante, quale si è visto l’8 dicembre, intento a rielaborare la propria azione politica, a pensare a nuove forme di lotta, a integrare una nuova componente giovane, a coinvolgere le nuove forze ambientaliste, quelle corteggiate dai peggiori devastatori fintantochè non formulino obiettivi e non indichino chiare controparti.

Tutto in tandem con una Digos che non ha mai abdicato al ruolo di guardia pretoriana dei poteri della città. Vedi Primo Maggio. Leggi il resto dell’articolo

12 Dicembre. “Ormai si sa tutto, o quasi!” Ma i media continuano la disinformazione.

Ipocrisie, distinguo, sottigliezze lessicali, circonlocuzioni, tutto un dire e non dire, un parlare per grandi categorie.Il Potere si difende ancora con il polverone. Cosa scriveva Giorgio Bocca dei giornalisti. Il dovere di ricordare.

Cosa bisogna ancora fare o scrivere perchè si dica chiaramente chi ha ordito e condotto la strategia della tensione? E’ una sospetta schizofrenia informativa quella che continua a dire o scrivere di “servizi deviati”, “pezzi dello Stato” o a circumnavigare i concetti senza mai andare a bersaglio, per dire e non dire quello che ormai processi, atti giudiziari e inchieste hanno reso evidente. E’ più facilmente una coda di paglia del potere e di un giornalismo servo e conformista. Perchè si fa finta di non ricordare che nel 1969 LA DEMOCRAZIA CRISTIANA ERA LO STATO, in tutti i suoi “pezzi”.Nulla, nè politicamente nè culturalmente, sfuggiva al suo controllo. Uno Stato vecchio per un partito cresciuto vecchio in fretta dal dopoguerra, affollato di reduci della Rsi negli apparati, corrotto dai soldi degli americani, autoritario e bacchettone, che in nome della guerra fredda governava col puntello dei partiti minori e occasionalmente tentava l’avventura con il Msi (governo Tambroni) o con i militari (Piano Solo dei Carabinieri con l’appoggio del vecchio presidente Segni).

Vale la pena, vista la memoria corta degli italiani e i pesci in barile dei media, ricordarlo ancora una volta per rendere omaggio ai morti e feriti negli attentati, a Valpreda e a tutti gli innocenti spediti in galera innocenti, a Pino Pinelli “ucciso innocente” nella questura di Milano, come afferma con forza la targa posta in piazza Fontana, a tutti coloro che hanno combattuto nelle piazze e con le controinchieste per denunciare le responsabilità politiche delle stragi.

Ormai si sa tutto, o quasi!” ci dice Saverio Ferrari, direttore dell’Osservatorio sulle nuove destre e autore del più significativo libro dell’anno sull’argomento (La strage di piazza Fontana, Red Star Press, 2019). Stessa tesi già avanzata dall’inchiesta di Enrico Maltini e Gabriele Fuga del 2016 (Pinelli, La Finestra è ancora aperta, Colibri, v.  https://mavericknews.wordpress.com/2017/04/10/pinelli-la-finestra-e-ancora-aperta/ ) L’insieme di verità storica e di quella infrattata negli atti giudiziari dà un verdetto inequivocabile. Leggi il resto dell’articolo

Di Tav non si deve parlare. Il Comune di Grugliasco nega la sala all’Anpi per la presentazione del libro di Maverick

E’ una striminzita e secca comunicazione quella che è arrivata stamattina dal Comune di Grugliasco dopo un’ attesa prolungata: Buongiorno, in merito alla Vostra richiesta di utilizzo di una sala per la presentazione del libro “Resa dei conti alla Maddalena” in data 20 novembre 2019, si comunica che  l’Amministrazione non ha ritenuto opportuno riservarVi uno spazio. Cordiali saluti.  Senza traccia di motivazioni.

E’ indirizzata alla sezione Anpi “68 Martiri” di Grugliasco che promuove l’evento nell’ambito di una serie di incontri culturali sui temi dell’attualità politica.

Il libro di cui non bisogna parlare racconta gli anni della crescita impetuosa del Movimento valsusino di resistenza alla devastazione ambientale e allo spreco di risorse pubbliche per un’opera inutile, costosa e obsoleta. E’ alla seconda edizione ed è già stato presentato in librerie e sedi associative di Torino e cintura.

Sono diverse le ragioni per non stupirsi: Leggi il resto dell’articolo